Mr. Zen ritorna e vi parlerà di alcune piccoli stratagemmi e consigli sul video advertising ed esempi sulla portabilità ATL. (Ricordate che non sono Troy McClure).

Ma prima:

vi ricordate di quando vi ho parlato della cover video facebook?

Se non lo ricordate, potete trovare il link (qui).

Beh, da allora sono passati mesi e fortunatamente Facebook, ha:

  1. deciso di risolvere i problemi riguardanti la cover video, lo slideshow e i permessi (distruggendo solo in parte la teoria di Facebook come sito web);
  2. deciso di estendere il servizio a tutte le pagine, anche quelle di recente creazione;
  3. deciso di rafforzare il concept (qui, il link) che premia chi utilizza video per l’advertising e per i propri post (facendoli salire, sia nelle ricerche sia nei feed di notizie).

Dopo questa rocambolesca avventura/disavventura che, fondamentalmente, mi ha segnato, oggi sono qui a scrivere di video advertising.

Eh sì, ammetto di non essere esperto di regia, di montaggio o di riprese e di non avere nessuna conoscenza, ma alcuni video realizzati appositamente per l’advertising, hanno generato pathos e colpito quella parte empatica che è in me, più volte e a più riprese (mi sono più volte immedesimato in alcuni video come se stessi vivendo il contesto), lasciando il segno in chi, per lavoro, analizza dati e realizza strategie.

Ho riflettuto a lungo prima di scrivere quest’articolo, perché non è una cosa semplice e ho raccolto un po’ di dati statistici su quanto potesse incidere la durata del video e come influisce sull’engagement.

Il diagramma chiarisce ulteriormente la situazione a seconda di vari scenari di lunghezza.

lunghezza-video-vs-tasso-engagement

Da questi dati si deduce facilmente che la concentrazione dell’utente è breve e il tempo che vale la pena spendere per vedere una pubblicità (ma anche un video) è ridotto al minimo.

Si va dai trenta ai sessanta secondi massimi di un video advertising ad un massimo di centoventi secondi per un video di genere vario.

ricordo-di-un-advertising-video-facebook-video-rispetto-alla-lunghezza

Tutto questo perché?

Una motivazione di tipo puramente personale (ma soprattutto di esperienza diretta e comportamentale) è che, da una parte, il cervello ha un tempo di reazione paurosamente veloce e insofferente al video advertising (sommersi e immersi dalla pubblicità, dove un click azione “Skip Ad” non costa niente) e dall’altra parte se un video è troppo lungo (seppur esilarante), si saltano facilmente e volentieri le parti alla ricerca di punti salienti o chiave.

Ma ciò che conta è solo la durata del video?

La risposta è ovviamente No (tra l’altro, grande come una casa).

In un video advertising o menoquello che conta davvero è il contenuto perché “Content is the king” e se il contenuto non è di qualità e non cattura l’attenzione nei primissimi secondi (un po’ come zero e first moment of the truth per i prodotti) il video non ha un successo morale in chi lo visualizza e viene (quasi) sempre skippato.

Ma un buon contenuto è la chiave del successo?

Forse sì, forse no (rispondendo velocemente).

Sul successo di un video (advertising e non) gioca un ruolo determinante il grande complesso pathos/empatia, ovvero tutto quello che riesce a scaturire nell’animo.

Insomma, emozionare!

In un tempo ridotto come quello della pubblicità, un’emozione si genera guardando le prime scene/riprese (non me ne voglia chi di professione fa il videomaker, il video editor, il tecnico del suono, se uso i termini sbagliati), o focalizzando l’attenzione sulle azioni, sulle scene o anche su poche ma essenziali battute inziali (sempre dalla guida secondo AdEspresso).

Ma a supporto delle emozioni, c’è anche altro?

La musica, la velocità del video e delle scene, i colpi di scena e l’iperbole concettuale sono parte di questo grande scenario, molto complesso e soprattutto studiato nei minimi particolari di chi lo realizza.

Alcuni esempi per l’Italia?

A mio dire, negli ultimi mesi, c’è molto da vedere, quindi mettete le cuffie e godetevi gli studi attenti di alcuni colleghi che hanno realizzato dei veri e propri capolavori di video advertising:

Ebay: Fill your cart with color (60”)

Tempi, scene, velocità, ti lasciano incollato allo schermo, la musica ti trascina e ti entra in testa. Soprattutto nel momento di estasi al secondo 15, dove c’è un ragazzo dall’espressione soddisfatta che ulula di gioia per aver ricevuto le scarpe verde acqua da Ebay.

Ichnusa: Anima Sarda (30”)

Storia, tradizioni e cultura, si fondono nel prodotto. La scelta del bianco e nero aumenta il pathos a livelli vertiginosi, lo scroscio delle onde prima dell’ingresso del prodotto, messo con estrema sapienza alla fine, ti fa venir voglia di bere una birra anche alle 7.00 del mattino e di andare in Sardegna per vivere i luoghi, gli spazi e assaporare le tradizioni.

Samsung Galaxy Note8: Do bigger things (30”)

Cosa ha di più un Samsung Galaxy Note 8 rispetto agli altri? Tanto, ma in 30 secondi si riesce a parlare delle caratteristiche principali del top di gamma della casa koreana, e di quello che non hanno gli altri smartphone concorrenti: un display borderless.

Buondì Motta: Colazione golosa e leggera? Certo che sì, è Buondì! (3 video, 30”)

Attaccato mediaticamente dalle mamme su Facebook che preferiscono i figli attaccati alle console, e a cui impartiscono lo 0,0% di educazione, è invece uno spot divertentissimo basato sull’iperbole astronomica della caduta di un meteorite e il sogno irrealizzabile della merendina e colazione perfetta. L’interpretazione della bambina, il jingle finale e la pioggia di asteroidi sulla merendina sono la ciliegina sulla torta, anzi, sulla colazione! 

La bambina, l’asteroide e la madre:

La bambina, il padre e l’asteroide ancora più grande (la madre defunse):

La bambina, il postino e il Buondì (il padre e la madre defunsero):

Amazon: Le vere recensioni Amazon - Carrello per la spesa (30”)

Il nostro caro nonnino è veramente euforico (tipo forex e trading, lo spam più amato dagli italiani)! Arriva al mercato che ha sorpassato un altro nonnino con il carrello per la spesa obsoleto rispetto al suo che è superfigo, lancia sguardi a destra e manca ricordando i tempi di quando era giovane e non si concede smancerie neppure quando la fioraia sua coetanea gli regala un fiorellino rosso passione per il suo occhiello. Che dire: strafigo questo nonno, tempi ben calibrati e generatore di empatia!


Ritornando all’articolo/guida realizzato da AdEspresso, mi viene in mente questo:

“I concetti espressi hanno una validità pressoché universale anche se trasportati su un media “above the line” come la televisione” (no ai caporali dell’editor, mi voglio autocitare).

Gli esempi proposti prima, colgono a pieno il concetto di portabilità e adattabilità dei video ad altri contesti, senza problemi di conversione e di tagli dovuti ai tempi pubblicitari televisivi poiché questi video sono stati trasmessi come pubblicità in televisione.

È questo il futuro? Il video advertising riuscirà a vincere la battaglia contro il visual storytelling? Ma soprattutto, ad una aumento della domanda video, i costi per la pubblicazione di video ads rimarrà invariata?

Sono scaramantico e mi astengo dal rispondere subito.

Vivrò, vedrò e pagherò! Nell’attesa guarderò da dentro le battaglie dei prezzi tra Google e Facebook.

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